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I Disturbi dello spettro autistico (DSA)

L' autismo, o meglio definito come Disturbo dello Spettro Autistico (DSA), è un disturbo del neuro-sviluppo che in genere si manifesta con precocità, nei primi tre anni di vita, anche se molti bambini e ragazzi arrivano a una diagnosi tardiva. E' importante ricordare che la diagnosi di autismo non è strumentale – non esistono esami specifici – ma si basa sull'osservazione dei comportamenti. I Disturbi dello Spettro Autistico sono un insieme relativamente eterogeneo di disturbi dell'età evolutiva, caratterizzati da una compromissione delle capacità comunicative e da difficoltà di interazione sociale. E' una condizione permanente ed i sintomi variano a seconda dell'età di sviluppo. I bambini con autismo hanno difficoltà di apprendimento che compromette il loro sviluppo emotivo e intellettivo. L'autismo rientra nella classificazione dei “disturbi pervasivi dello sviluppo”, non è classificato come una malattia, ma è una sindrome quindi un insieme di disturbi che provoca isolamento affettivo e incapacità a rapportarsi con gli altri. I bambini con autismo, inoltre, hanno spesso una percezione sensoriale modificata e difficoltà di linguaggio. Ad ogni modo possiamo avere un importante deficit intellettivo o un livello cognitivo nella norma, ci possono essere notevoli difficoltà comunicative o difficoltà psicomotorie fino a capacità pressoché normotipiche; si presenta quindi in maniera diversa da soggetto a soggetto e può essere molto difficile arrivare ad una diagnosi corretta.


Trattamenti terapici per persone con DSA


La Logopedia è parte importante nel Trattamento Riabilitativo del bambino con autismo, con lo screening precoce e l'inquadramento psicodiagnostico dei soggetti a rischio si può intervenire in modo efficace sul piccolo paziente. Una volta effettuata la diagnosi di autismo dall' equipe medica costituita da Neuropsichiatra Infantile, Psicologa, Foniatra, Logopedista e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell' Età Evolutiva (TNPEE), si cerca il modo migliore per favorire la comunicazione e migliorare la qualità di vita del soggetto interessato.




Nel corso della terapia logopedica si lavora in sinergia con il Terapista della NPEE, la famiglia e la scuola al fine di ottimizzare tutti gli interventi. Se il bambino non verbalizza perché non ha le competenze necessarie viene inviato ad intraprendere un percorso ABA (terapia cognitivo-comportamentale), o all'introduzione di strategie comunicative alternative.

Nel Centro di Riabilitazione Villa S. Giuseppe ci si avvale dell'utilizzo di schede di immagini con le parole, associazioni di immagini e oggetti che fungono da facilitatori utilizzate al posto delle parole per aiutare il bambino ad imparare a comunicare. Si aiuta a migliorare l' articolazione del linguaggio con esercizi di prassie linguo bucco facciali esercitando la muscolatura mimico facciale per l'articolazione dei suoni, ricorrendo a strategie personalizzate che abbiano delle caratteristiche gradevoli per il bambino che sarà così invogliato a ripetere alcune parole abbinando il ritmo con il flusso di parole e frasi . Il fine del trattamento è quello di favorire lo scambio di idee, comunicare con gli altri efficacemente, giocare e interagire coi coetanei, imparare l'autoregolazione.

E' importante intervenire quanto prima per diminuire l'isolamento sociale ed intervenire su tutti gli aspetti comunicativi in modo sinergico con tutte le figure professionali necessarie disponibili in struttura e nel territorio.


Nel trattamento Neuropsicomotorio vengono analizzate le fasi precoci dell'intervento, le procedure valutative e quelle per l'individuazione di strategie e degli obiettivi terapeutici. Il modello d'intervento integrato in un'ottica neuropsicomotoria e neuropsicologica privilegia, nelle fasi iniziali, attività indirizzate in modo particolare a supportare la comunicazione sociale sulla base delle caratteristiche individuali e del profilo interattivo del bambino. Il modello di intervento proposto si fonda su alcuni principi, primo fra tutti quello dell'integrazione non solo di diverse ottiche, ma anche di professioni e persone che, rivestendo ruoli differenti, accompagnano il bambino nel suo processo di crescita.





Ogni bambino con DSA si presenta con il proprio stile interattivo, le proprie caratteristiche funzionali, neuropsicomotorie e cognitive e l'intervento che viene proposto si pone l'obiettivo di rispondere a queste esigenze diversificate attraverso un approccio altamente individualizzato. Pertanto la scelta di quale sia l'intervento più appropriato deve essere formulata sulla base di una valutazione delle caratteristiche individuali del soggetto. E' consigliabile adattare l'ambiente comunicativo, sociale e fisico di bambini e adolescenti con DSA: le possibilità comprendono di fornire suggerimenti visivi, ridurre le richieste di interazioni sociali complesse, seguire una routine, un programma prevedibile e utilizzare dei suggerimenti, minimizzando le stimolazioni sensoriali disturbanti. E' proprio su questi principi che viene costruito il setting e l'organizzazione della seduta, che avvengono mediante dispositivi spazio-temporali fondati su regolarità e coerenza, principi che sono organizzati attraverso specifiche strategie. Ad esempio, il setting psicomotorio individua e struttura due luoghi distinti nel medesimo spazio d'azione della seduta: il primo, connotato da materiale poco strutturato (materassi, cuscini, corde), che consente e facilita l'accesso del bambino a esperienze di attivazione e interazione con l'adulto sul piano corporeo, di tipo sensoriale, cinestetico, motorio, che sono alla base dello sviluppo di schemi sensomotori e interattivi, il secondo, corrispondente a una successiva fase della seduta sul piano temporale, è organizzato in modo differente (solitamente vi sono un armadio, un tavolo e delle sedie) definisce l'incontro del bambino con oggetti e immagini e, più in generale, favorisce attività di decentramento, al servizio dell'organizzazione funzionale, simbolica, prassica e comunicativa. Questa strutturazione sollecita una nuova organizzazione tonico-posturale, che progressivamente permette al bambino e al terapista di circoscrivere lo spazio di condivisione, focalizzare un obiettivo comune e attivare precisi codici di scambio. Tale suddivisione stabile del setting rappresenta un principio organizzatore, elemento che ci permette da subito di osservare cambiamenti temporali e comportamentali, in termini di competenze adattive e di intenzionalità in rapporto alle azioni prodotte dal bambino.


Un altro obiettivo centrale in una prima fase del progetto riabilitativo e che richiede una notevole attenzione a una serie di particolari è la necessità di minimizzare le stimolazioni sensoriali disturbanti, che a partire dall'osservazione individualizzata di ogni bambino accompagnata dalle informazioni fondamentali raccolte dalla famiglia, ci consente di costruire specifici profili sensoriali. Pertanto particolare attenzione è data dalla fase dell' osservazione neuropsicomotoria, guidata da ipotesi, sistemica e continuativa nel tempo; una metodologia osservativa in cui si modificano le condizioni naturali per favorire la comparsa di determinate azioni, che si avvale del ruolo si supporto dell'adulto nelle attività condivise con il bambino.


Un altro principio fondamentale, tipico della cultura psicomotoria, è privilegiare l'interazione mediata dall'esperienza del corpo come condizione primaria per l'integrazione delle relazioni interpersonali e delle funzioni mentali, così da prevedere, durante l'intervento facilitazioni costanti e stabili, finalizzate a promuovere processi di regolazione, continuità e integrazione. Progressivamente, attraverso la sintonizzazione dell' adulto sugli indici espressivi del bambino, è possibile individuare il suo specifico profilo interattivo. Definito questo, si procede fissando gli obiettivi evolutivi dell'intervento terapeutico, per il cui raggiungimento si ci avvale dell'attivazione delle seguenti aree di gioco

– giochi di attivazione sociale;

– giochi di esplorazione, imitazione e uso sociale dell'oggetto;

– giochi sensomotori a valenza rappresentativa.





Va precisato che lo sfondo dell'intervento è dato proprio dalla ricerca e dalla sollecitazione di connessioni tra le diverse aree. Per ciò che concerne i giochi di attivazione sociale, essi sono riferiti a tutte quelle interazioni che, nello sviluppo tipico, si manifestano a partire dai primi mesi si vita sotto forma di giochi faccia a faccia, tra l'adulto e il bambino, in cui prevalgono mutui processi di regolazione, di attenzione e di scambio comunicativo, sostenuti dalla reciproca organizzazione tonico-posturale. A partire da queste condizioni di vero e proprio dialogo tonico l'adulto, attraverso vocalizzazioni ed espressioni facciali amplificate, facilita l'espressività di alcuni segnalatori dello sviluppo comunicativo sociale, quali sguardo referenziale, sorriso, attenzione condivisa e imitazione.


La selezione degli obiettivi specifici avviene individuando di volta in volta la competenza emergente, che rappresenta il livello di sviluppo potenziale in cui collocare le sollecitazioni. Si considera come competenza emergente quella competenza espressa dal bambino solo a partire da una facilitazione proposta dal terapista. La procedura che conduce, quindi, dall'osservazione fino all'individuazione degli obiettivi è strettamente correlata all'individuazione delle facilitazioni e delle strategie e non può prescindere dal ruolo del sistema di attitudine del terapista della NPEE, che con la sua competenza a stimolare, condividere e contenere lo scambio emozionale con il bambino, ha la sua capacità si assumere una funzione di rispecchiamento, al fine di amplificare, ridurre, rallentare gli indici espressivi. Il punto di partenza di ogni incontro con il bambino deve essere la ricerca di temporanee condizioni di allineamento a livello tonico, posturale, spaziale, temporale e motorio, che determinano situazioni di accordo emotivo tra il terapista e il bambino. Inoltre è necessario avere la capacità di osservare il bambino e di individuare precisamente il momento in cui ha bisogno di essere lasciato solo, oppure di distogliere attivamente lo sguardo, a sostegno di autonomie, che gli consentirà di scegliere di allontanarsi o avvicinarsi all'altro. L'alternanza di tali schemi gli garantirà la possibilità di sperimentarsi nell'interazione come individuo attivo dove partecipa a definire i tempi, i confini e le modalità. Il percorso per il raggiungimento degli obiettivi evolutivi è segnato dal raggiungimento di micro-obiettivi a breve termine e specifici.


Nel bambino con DSA colpisce da subito l'alterazione dell'attenzione visiva coordinata, sia in termini di difficoltà a spostare il proprio sguardo dall'oggetto al volto dell'adulto, che in termini di guardare nella direzione in cui l'adulto sta guardando. Si rilevano spesso, inoltre, un interesse atipico per alcune caratteristiche senso-percettive dell'oggetto (forme, suoni, logo), una manipolazione e un uso estremamente poveri, scarsamente variabili e talvolta stereotipati. Al contrario in alcuni bambini possono presentarsi delle isole di abilità: ad esempio, essi possono comporre rapidamente puzzle o compiere movimenti sofisticati producendo rotazioni oppure oscillazioni, imprimendo così movimenti atipici agli oggetti. Alcuni bambini sviluppano veri e propri rituali con l'oggetto, che si esprimono attraverso attività di allineamento, spezzettamento, serialità ecc...


L'intervento, in quest'area, si organizza a partire dall'identificazione degli oggetti/materiali che suscitano maggiormente l'interesse del bambino, dal facilitare l'assunzione di un assetto posturale adattato allo scambio e alla condivisione dell'attività con l'oggetto. Altre riflessioni riguardano il gioco sensomotorio a valenza rappresentativa: esso è costituito da azioni che coinvolgono prevalentemente il corpo e il movimento, con schemi che, nello sviluppo tipico, si manifestano attraverso azioni quali apparire e scomparire, scappare ed essere presi, entrare e uscire, giochi di caduta e simili. Queste azioni, unite al piacere associato alla loro attuazione esprimono il modo in cui il bambino esercita e potenzia le sue competenze motorie, prassiche e rappresentative. Quello che si rivela nei bambini con DSA è che possono presentare un tono di base spesso scarsamente modulato e regolato in rapporto all'azione e all'altro, accompagnato da un' organizzazione gestuale altamente deficitaria; l'orientamento posturale e l'organizzazione spazio-temporale del movimento risultano spesso disfunzionali. La presenza di stereotipie e di movimenti ripetitivi, inoltre, può pervadere il livello di attenzione.


Anche in questo caso si tratta di deficit fluttuanti, di intensità variabile, che in generale caratterizzano l'espressività ludico-sensomotoria, rendendola frammentata, caotica e con finalità scarsamente riconoscibili. Pertanto assumono particolare importanza le strategie fondate sul riconoscimento del valore dell'azione spontanea del bambino, strategie che, attraverso processi di attivazione di senso, di selezione e di strutturazione del contesto di gioco, perseguono il fine di costruire anche in questo caso esperienze di un sé agente efficace.



- PSICOMOTRICISTA - Dott.ssa Renata Candalise

- LOGOPEDISTA - Dott.ssa Caterina Talarico




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