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La nuova scoperta: la variante Giapponese

Mentre in Italia prosegue la campagna di vaccinazione, in tutto il mondo si diffondono nuove varianti di Covid. Nel nostro Paese la più diffusa è quella inglese: l'86,7% dei casi, infatti, deriva dal ceppo proveniente dalla Gran Bretagna. Ma circolano anche le varianti brasiliana, sudafricana e nigeriana. Intanto a Tokyo è stata segnalata una nuova mutazione, che sarebbe capace di ridurre l'efficacia dei vaccini.


Cosa c'è da sapere sulla nuova variante


In Giappone è tornato l'incubo coronavirus a causa di una nuova mutazione del ceppo principale del COVID segnalata in un ospedale a Tokyo, capace di ridurre l’efficacia dei vaccini. Lo ha anticipato il canale pubblico Nkh, segnalando come la variante, denominata E484K, sia stata rilevata in 10 dei 14 pazienti esaminati in un ospedale della capitale nel mese di marzo.

Per circa due mesi, fino a quello scorso, riferiscono le fonti, 12 pazienti Covid su 36, sarebbero stati infettati, pur non avendo mai viaggiato e frequentato altre persone poi risultate positive all’agente patogeno. La notizia arriva nel corso di una seconda impennata di infezioni che ha investito in particolar modo la città di Osaka e altre due prefetture dell’arcipelago, Hyogo e Miyagi, dove da oggi sono entrate in vigore restrizioni simili a quelle revocate due settimane fa nella capitale Tokyo.


“In attesa di dati scientifici certi sulla variante E484K e sulla sua eventuale resistenza ai vaccini, ha affermato Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e professore associato di Malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata, c’è in generale grande preoccupazione rispetto alle mutazioni del virus SarsCov2 e la necessità di attuare un forte monitoraggio". Da parte sua, il virologo Roberto Burioni, dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha invitato alla cautela e, in un tweet, ha scritto: "Vaccini e varianti. No al ‘varianterrorismo’. I vaccini funzionano".

Quella contro le varianti, ha spiegato Andreoni, "è ormai una corsa contro il tempo: più il virus circola più tende a mutare e dare luogo a nuove varianti. L’unica strategia è dunque quella di bloccare il prima possibile la circolazione del virus e per far questo la vera arma di cui disponiamo è la vaccinazione. Dunque, è fondamentale in questo momento velocizzare il più possibile la campagna di vaccinazione, per immunizzare il maggior numero di persone in tempi rapidi, bloccare il virus e impedire così che origini altre mutazioni".




La diffusione delle varianti in Italia

In Italia al 18 marzo la prevalenza della cosiddetta variante inglese del virus Sars-CoV-2 era del 86,7%, con valori oscillanti tra le singole Regioni tra il 63,3% e il 100%. Per quella brasiliana la prevalenza era del 4% (0%-32,0%), mentre le altre monitorate erano sono sotto lo 0,5%. La stima derivava dall'indagine rapida condotta dall'Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler


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