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Le varianti del Covid-19: cosa sono? Quali le sviluppate in Italia?

Il covid-19 è ormai quotidianità da un anno. Ma le sue varianti, quali sono?


In Italia sono state identificate diverse varianti del nuovo coronavirus. Ma cosa sono le varianti del virus? Cosa hanno di diverso rispetto al virus tradizionale? I vaccini sono ancora efficaci?

Pariamo dal concetto base: le varianti.

Le varianti rappresentano una naturale evoluzione del virus, qualsiasi esso sia. Questa rappresenta attualmente una tematica che sta molto preoccupando e che sta scatenando diversi dubbi sulla contagiosità, sull’aggressività ma, soprattutto, sull’efficacia della campagna vaccinale anti-Covid.


In Italia, come nel resto del mondo, non si è riusciti a monitorare queste varianti a sufficienza da poterle preventivamente individuare.

Una conseguenza naturale, perché questi virus RNA, così come quello dell’influenza, presentano quello che per gli esseri umani è un ‘difetto’, ma che per i virus stessi diventa un vantaggio: la grande capacità diffusiva che permette loro di espandersi più velocemente e più facilmente.




Perché il virus si modifica?


Le modifiche dei virus sono fondamento dell’evoluzione: la necessità di adattamento e in questo caso il bisogno di replicarsi per una diffusività e contagiosità, prendono il sopravvento.

Esistono attualmente circa 12mila variazioni genetiche delle sequenze depositate nei database elettronici, però alcune sono del tutto irrilevanti perché non sono ‘cruciali’ per la funzionalità del virus.

Il SARS-CoV-2 non è un virus che aggredisce in maniera significativa la persona, talvolta uccidendola e rendendo così il grado di trasmissibilità molto basso.

Il nuovo coronavirus è subdolo, perché colpisce in silenzio e si diffonde in maniera rapida, costringendo le persone alla quarantena e impedendo loro di svolgere di frequentare posti affollati come, ad esempio, la metropolitana. Questo perché la gran parte delle infezioni è inapparente e ciò rende più difficile il controllo della catena di contagio”.

Le varianti del coronavirus


Le varianti principali che attualmente circolano sono:

  • variante Inglese, Regno Unito (Variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7), di cui si stima la presenza in Italia di circa 17,8%;

  • variante Sudafrica (Variante 501.V2);

  • variante Brasiliana (Variante P.1).


La variante soprannominata ‘napoletana’

A queste si aggiunge la cosiddetta variante ‘napoletana’ (nota anche come B.1.525) originaria dell’Africa, isolata a Napoli dall’Università Federico II in collaborazione con l’Istituto Pascale e portata nel nostro paese, si presume, da un viaggiatore di ritorno da quelle zone.


Queste varianti presentano diversi aspetti negativi, tra cui una maggiore contagiosità del 30-40% che dai 10 giorni di malattia pare si arrivi addirittura ai 14.

Inoltre, secondo alcuni recenti episodi di focolai all’interno delle mura scolastiche, sembra che, a differenza della precedente, queste varianti colpiscano anche i giovani e i bambini, ma essendo questi asintomatici, dovrebbe far scattare l’esigenza di una sorveglianza e un monitoraggio più stretti.

L’efficacia dei vaccini sulle varianti del coronavirus


I vaccini disponibili sono efficaci.

C’è solo qualche dubbio sulla variante africana, dove potrebbe esserci una diminuzione dell’efficacia, anche se questo è ancora oggetto di verifiche.

Quindi: la sottoscrizione alla campagna vaccinale è fondamentale. Non si esclude, in futuro, la possibilità di procedere con un secondo richiamo!

Queste tipologie di vaccino, sia dal punto di vista dell’RNA, sia del vettore dell’adenovirus e degli altri vaccini, permetteranno velocemente di aggiornarne la composizione adattandosi alle nuove varianti perché, anche in questo caso, non si avrà la consapevolezza della durata effettiva della protezione conferita.


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