Il 26 novembre 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come nuova variante preoccupante (VOC – Variants of Concern) del virus SARS-CoV-2 la variante B.1.1.529, chiamata Omicron.
La variante Omicron presenta una trentina di mutazioni della proteina spike, la cosiddetta “chiave” che permette al virus SARS-CoV-2 di entrare nelle cellule, rilasciare il proprio codice genetico virale (RNA) e costringere le cellule a produrre proteine virali che creano nuovi coronavirus: questi a loro volta si legano ad altre cellule portando avanti l’infezione.
Naso che cola e stanchezza: al momento sono questi i sintomi che sembrerebbero associati più di frequente alla variante Omicron, ma i dati in proposito sono ancora preliminari e molto pochi. I primi arrivano dalla ricerca britannica pubblicata sul British Medical Journal e condotta dal King's College di Londra in collaborazione con l'azienda Zoe, impegnata in studi epidemiologici sulla pandemia da Covid.
Secondo la ricerca sarebbero cinque i sintomi principali: naso che cola, mal di testa, senso di affaticamento, starnuti e mal di gola. Gli stessi autori dell'articolo rilevano che si tratta solo di prime indicazioni e molto parziali, basate sui casi positivi osservati a Londra, dove la variante Omicron è molto più diffusa che nel resto della Gran Bretagna. Il governo britannico ha poi aggiunto alla lista febbre, tosse e perdita di olfatto e gusto, sebbene questi sintomi siano più associati alla variante Alfa. Tosse, senso di stanchezza e naso che cola sono in quest'ordine i sintomi indicati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (Cdc), secondo i quali la perdita di gusto e olfatto sarebbe meno diffusa.
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